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Anno 4 Numero 148

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

“Aquastress”. Ne soffre l’Europa, a corto di risorse idriche

Cambiamento culturale, ritorno a modelli del passato, sistema meno centralizzato nella gestione delle acque e partecipazione delle comunità nella scelta degli interventi strutturali. Sono i punti più innovativi di 'Aquastress' progetto europeo coordinato dall’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr.

Carenza quantitativa e qualitativa, cattiva gestione degli usi, dispersione. Sono i problemi che “stressano” il patrimonio idrico dell’Europa e del Bacino del Mediterraneo. Se le risorse ci sono, vengono spesso adoperate indistintamente o rischiano di essere contaminate da inquinanti, se sono scarse, lo sono altrettanto le soluzioni messe in atto per catturare ed erogare razionalmente la preziosa risorsa. Da questo quadro, a macchia di leopardo, emerge che la soluzione sta nel creare modelli di gestione non generali, ma “tagliati su misura” alle esigenze di ciascun territorio. E’ quanto si propone di fare il Progetto integrato ‘Aquastress’, recentemente approvato nell’ambito del 6° Programma Quadro della Unione Europea e coordinato dall’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa), che prenderà l’avvio domani.
Per realizzare gli obiettivi di ‘Aquastress’ è stato costituito un consorzio coordinato dall’Irsa -Cnr, composto da 35 partners (14 Università, 14 Istituti di ricerca e 5 Pmi) provenienti da 17 Paesi (15 europei e 2 Nord africani). “Il progetto introduce per la prima volta, nella complessità degli argomenti trattati, l’idea della necessità di un cambiamento culturale nell’approccio a questa risorsa” spiega Giuseppe Giuliano dell’Irsa. “E i suggerimenti vengono anche dal passato, soprattutto dalle tradizioni locali: pensiamo all’approvvigionamento di acqua piovana per l’irrigazione, al riutilizzo di quella usata in agricoltura, alla turnazione delle colture meno idroesigenti. A fronte di questo atteggiamento più oculato e razionale nei confronti del bene idrico, occorre coinvolgere tutte le comunità territoriali nella scelta degli interventi, scelta che oggi invece è troppo centralizzata. Chi meglio della popolazione locale è in grado di valutare l’impatto di certe infrastrutture sull’ambiente, sull’economia e, più in generale, sul quotidiano? “Aquastress” propone, dunque, una gestione delle acque allargata alla comunità e a tutti gli operatori. I partner internazionali coinvolti potranno contare su metodologie multidisciplinari e integrate, elaborate dal consorzio, per la diagnosi e la soluzione delle situazioni di criticità”.
Il progetto, finanziato dalla UE con uno stanziamento pari a 10,3 milioni di euro, avrà durata quadriennale e si concentrerà su alcuni casi di studio relativi a diversi settori: idropotabile, industriale, agricolo e ambientale. Saranno scelti 8 siti sperimentali localizzati in Europa occidentale, orientale e meridionale e vagliati tutti i dati disponibili. “A questo punto” prosegue Giuliano “si verificheranno gli interventi già effettuati e si esamineranno gli eventuali motivi del loro insuccesso. I rimedi gestionali saranno presi sulla base di situazioni reali e interfacciandosi con i gestori e le popolazioni attraverso forum locali”.
Uno dei siti sperimentali è costituito dal bacino del Flumendosa-Mulargia, in Sardegna, che presenta le tipiche condizioni climatiche mediterranee, con rilevanti problematiche legate alla scarsità e alla qualità delle acque, in un quadro di usi fortemente conflittuali e di insufficienza infrastrutturale. “Il Progetto” conclude Giuliano “oltre ai risultati di carattere scientifico, dovrà fornire un contributo specifico all’implementazione della Direttiva Quadro sull’Acqua e del Programma ‘EU Water Initiative’ redigendo linee guida per l’applicazione d’indirizzi gestionali”.

www.cnr.it

Roma, 2 febbraio 2005
 
                               

 

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