Anno 2 Numero 83 Suppl. 

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Prestige, dopo un anno il disastro continua
RAPPORTO WWF: IL DANNO È PIÙ GRAVE DEL 60% RISPETTO
A QUELLO STIMATO UFFICIALMENTE

MEDITERRANEO: 280 SCARICHI ILLECITI PER 2.800 TONNELLATE
AL GIORNO FINISCONO IN MARE, COME 15 PRESTIGE L’ANNO

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Roma, 6 novembre 2003 - In Galizia 64.000 tonnellate di petrolio sversate, 13.000 ancora nelle stive, 300.000 uccelli marini uccisi, e soprattutto danni economici per 5 miliardi di Euro. Il pescato crolla dell’80%

“Prestige, dopo un anno il disastro continua”: il titolo del dossier WWF è emblematico. Sia l'ambiente marino che il settore della pesca sul litorale nordoccidentale della Spagna risentono ancora oggi del disastro. Lo denuncia un rapporto del WWF presentato oggi a Roma in una conferenza stampa organizzata ad un anno dalla partenza dalla Lettonia della petroliera Prestige, affondata dopo sei giorni di agonia il 19 novembre 2002 davanti alle coste della Galizia. Alla conferenza hanno partecipato Antonio Canu (Responsabile aree protette e Programma Mare WWF), Paolo Guglielmi (Responsabile programma Mare WWF Mediterraneo), Ezio Amato, esperto ricercatore dell’ICRAM.

Inoltre, in vista del meeting internazionale sulla Convenzione di Barcellona, che si terrà la prossima settimana a Catania, il WWF ha lanciato anche per il Mediterraneo l’allarme “marea nera”: in questo bacino di mare chiuso (appena l’1% dei mari del Pianeta) si concentra il 28% del traffico mondiale di petrolio, ovvero 300 petroliere che rilasciano complessivamente una scia nera di 2.800 tonnellate di petrolio al giorno, equivalenti a 15 “Prestige” l’anno. Si tratta di 280 scarichi illeciti al giorno mentre quelli scoperti dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel solo 1999 tramite satellite sono stati 1.638, che equivalgono a 17.000 kmq. di petrolio sversato in mare, tre volte la superficie della Corsica.

Urgenti, dunque, le misure preventive che verranno chieste dal WWF a Catania. “L'Italia ha risposto adeguatamente all’emergenza legata ai rischi di inquinamento marino da idrocarburi – ha dichiarato Antonio Canu - Un passaggio importante, che ha proiettato il nostro paese sugli scenari internazionali, è stato nel 2001 il primo Accordo Volontario tra governo, industria, categorie interessate e associazioni ambientaliste per raggiungere i più elevati standard di sicurezza ambientale in materia di trasporti marittimi di sostanze a rischio. Anche le successive norme, alcune di quest'anno, hanno rafforzato tale posizione. Il problema oggi è attivare e monitorare l'accordo volontario e verificare l'applicazione concreta delle norme di sicurezza. Il WWF Italia chiede poi al nostro governo di concordare con i paesi coinvolti e di farsi promotore presso l'IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) per l'istituzione di 3 PSSA, Aree Particolarmente sensibili, localizzate nelle Bocche di Bonifacio e Tirreno del nord (già istituito come Santuario dei Cetacei), nel mare Adriatico e nel Canale di Sicilia”.

Il rapporto del WWF rivela che la Prestige ha sversato 64.000 tonnellate di petrolio, il 60% per cento in più di quanto stimato inizialmente, 13.000 tonnellate di petrolio sono ancora depositate nelle stive, mentre tra le 5.000 e le 10.000 tonnellate di petrolio sono trasportate dalle correnti, e periodicamente finiscono sul litorale. Secondo il rapporto, sono quantificabili in 5 miliardi di € (per il 97,5% a carico delle popolazioni locali) i danni all’industria della pesca e ai settori economici ad essa legati, al turismo e all’ambiente lungo i 3.000 chilometri di costa interessati per i prossimi dieci anni (il tratto di costa interessato dal disastro della Exxon Valdez era di 1.000 Km). Circa 30.000 persone che lavoravano nel settore dell'industria della pesca hanno subìto direttamente il disastro dal punto di vista economico. Dalla riapertura dell’industria della pesca – prematura secondo il WWF - le organizzazioni di pescatori locali segnalano il crollo dell’80% del pescato dopo l’incidente. Secondo il WWF è cruciale ora investigare in modo approfondito sull’impatto dell’inquinamento da petrolio sugli habitat marini. L’incidente ha provocato la morte di circa 250-300.000 uccelli marini (principalmente sule, urie, pulcinella di mare e gazze marine).

Lo studio evidenzia inoltre che la grande quantità di petrolio depositata sui fondali marini poco profondi costituisce un serio rischio di contaminazione di sostanze inquinanti tossiche. Gli agenti inquinanti possono entrare nel ciclo alimentare attraverso microrganismi e crostacei che ingeriscono i sedimenti per poi essere a loro volta preda di pesci di interesse commerciale, quali la spigola, il polpo, i granchi ed i gamberi. Si tratta di infatti di sostanze persistenti e bioaccumulabili. Il governo spagnolo ha preparato un piano di rilancio 12,5 miliardi di € per la Galizia ma, secondo il WWF, questo programma mette troppa enfasi sulla rapidità dello sviluppo economico, ma non sulla sua sostenibilità, rischiando di aumentare i problemi ambientali della Galizia piuttosto che contribuire a risolverli. Secondo il WWF Spagna, il governo continua a dichiarare che la situazione è sotto controllo, come se volesse coprire la situazione. Il WWF denuncia anche il basso l’investimento nella ricerca: non più di 10 milioni di €, rispetto ai 270 milioni investiti per la ricerca scientifica sui danni ambientali provocati dall’affondamento della Exxon Valdez, in Alaska. Così si freneranno le attività di ricerca e monitoraggio, fondamentali per avviare le azioni necessarie per ridurre l’impatto sugli ecosistemi e ripristinare le risorse dell’industria della pesca. 

In termini economici, la catastrofe causata dalla Prestige è paragonabile a quella della Exxon Valdez. Gli studi pubblicati dalla Fondazione Barrie de la Maza, stimano in 2,5 miliardi di € il costo delle operazioni di pulizia della costa nei prossimi anni (2,2 solo nei primi due anni). Se a queste cifre aggiungiamo gli aiuti ai pescatori e agli armatori, la cifra raggiunge i 3 miliardi. Il totale del danno economico nei prossimi dieci anni (pesca, turismo, patrimonio naturale) e’ stato stimato dagli Economisti associati della Galizia in circa 5 miliardi di €, comparabili ai circa 7,5 miliardi di dollari (6,5 miliardi di €) della Prestige. Ma il Fondo Internazionale per il risarcimento danni provocati da Idrocarburi (IOPCF) coprirà solo una piccola porzione (175 milioni di €) delle perdite subite. Saranno a pagare il resto. Questo spiega l’insistenza con la quale il WWF chiede da anni all’IMO di implementare il sistema di responsabilità, che includa il pagamento anche dei danni ambientali, compreso il ripristino delle condizioni naturali.

“Per prevenire ulteriori danni dall’inquinamento nel Mediterraneo – ha dichiarato Paolo Guglielmi – il WWF chiede la creazione di Aree marine particolarmente sensibili (PSSAs), con severe regole per ogni area (il WWF ne ha identificate 9 nel Mediterraneo) il bando alle petroliere non munite di doppio scafo (un sistema di sicurezza che evita l’immediata fuoriuscita in caso di incidente) l’identificazione di rotte e aree consigliate o da evitare, l’installazione di sistemi di monitoraggio via satellite per individuare gli sversamenti illeciti, o incidenti, l’introduzione della “Blu box” (equiparabile alla scatola nera degli aerei) per individuare i “colpevoli” degli inquinamenti, infine incrementare il numero dei porti in grado di effettuare lavaggi delle cisterne e moltiplicare rigorose ispezioni alle imbarcazioni. 


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