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CESIA
ITALIA NOSTRA
LEGAMBIENTE
COMITATO PER LA BELLEZZA
WWF ITALIA
I QUATTRO VIZI CAPITALI DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA
Le associazioni ricorrono al TAR contro il Ponte sullo Stretto
e presentano un bilancio di fine anno in nero sulle opere pubbliche
Violazione della normativa in tema di tutela dell’ambiente, con gravi
carenze nella Valutazione di impatto ambientale e nella normativa sui
lavori pubblici; gravi carenze del progetto in tema di studi sismici e
di geotettonica, pesantissimi dubbi sulla sostenibilità economica del
ponte, gravi errori procedurali e mancato coinvolgimento dei comuni
interessati. Questi in sintesi i motivi per i quali le associazioni
ambientaliste Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Legambiente, WWF
e CESIA hanno presentato ricorso al TAR chiedendo l’annullamento della
Delibera CIPE che, in data 1 agosto 2003, ha approvato il progetto
preliminare per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
Le Associazioni Ambientaliste ritengono che il Ponte sullo Stretto, in
quanto opera simbolo per eccellenza, rappresenti anche una battaglia
simbolo visto l’enorme numero di aspetti critici che tutta la questione
presenta. Ma quanto avvenuto per il ponte non è un caso singolo ed
isolato. Le Associazioni ambientaliste hanno infatti citato anche gli
esempi del MOSE di Venezia (opera inaugurata dal Presidente Berlusconi
nel maggio di quest’anno senza che neppure ci fosse un progetto
esecutivo e senza una valutazione d’impatto ambientale positiva sul
progetto preliminare) e del Passante di Mestre (opera condivisa dagli
ambientalisti ma in via di realizzazione nella peggiore ipotesi
progettuale, cioè un raccordo autostradale di 32 km che cambierà la
funzione agricola di migliaia di ettari). Citato anche il caso
dell’autostrada tirrenica che ha visto Governo e Regione toscana
rinunciare al progetto ANAS di sistemazione in sede dell’attuale statale
Aurelia e scegliere il tracciato autostradale costiero certamente più
oneroso ed impattante.
Quattro i “vizi capitali” del Progetto Ponte di Messina individuati
dalle associazioni ambientaliste, ed esposti nel corso di una conferenza
stampa a Roma alla quale hanno preso parte l’avvocato Vincenzo Cerulli
Irelli (curatore del ricorso), Gaetano Benedetto (Segretario aggiunto
del WWF-Italia), Roberto Della Seta (Presidente di Legambiente), Gaia
Pallottino (Segretario Nazionale di Italia Nostra), Antonio Tamburrino (CESIA-
Centro Studi e Iniziative per l’Ambiente). All’incontro hanno
partecipato la senatrice dei Verdi Anna Donati e Vittorio Emiliani, per
il Comitato per la bellezza.
1) Violazione della normativa in tema di tutela dell’ambiente, dei beni
culturali e di procedura di impatto ambientale: la valutazione di
impatto ambientale non ha considerato le possibili alternative, sino
all’”opzione zero”, lo studio di impatto ambientale era carente sotto
diversi aspetti. Inoltre la procedura di VIA è stata condotta in
violazione del principio di trasparenza e di pubblicità, il Ministero
dei Beni Culturali non si è espresso, non è stata condotta la
valutazione ambientale strategica.
2) Carenze del progetto preliminare, in relazione alla normativa sui
lavori pubblici: il progetto non ha considerato le possibili alternative
progettuali, realizzative e tecnologiche; le dimensioni dell’opera non
rispondono a effettive esigenze espresse dalle collettività locali e da
quella nazionale; non è stata dimostrata la fattibilità tecnica
dell’opera, in quanto il progetto presenta gravi carenze, ad esempio, in
tema di studi sismici e di geotettonica.
3) Illegittimità legate agli aspetti economici e funzionali del ponte:
la realizzazione dell’opera non viene giustificata né in relazione alle
esigenze di trasporto né in relazione a uno sviluppo strutturale delle
regioni interessate. La sostenibilità economica non è in alcun modo
dimostrata.
4) Mancato coinvolgimento dei comuni interessati dall’opera, che non
sono stati messi in grado di esprimere il loro parere sul progetto
preliminare, con conseguenze sulle pianificazioni urbanistiche dei
comuni coinvolti.
Si tratta di un’opera di inusitate dimensioni che per le modalità
tecniche nelle quali è stata concepita – unica campata di metri 3.300,
larghezza di m. 60,4 e torri a terra alte m. 183 – unica al mondo. Il
progetto è stato elaborato dalla società Stretto di Messina molti anni
fa, prescegliendo una soluzione tecnica tra le altre possibili e
prospettate, senza sufficiente ponderazione tra le diverse alternative e
senza adeguato approfondimento della stessa fattibilità tecnica della
soluzione selezionata, in un ambiente sottoposto a molteplici
sollecitazioni di carattere naturale, sismico, idrogeologico.
Dal punto di vista ambientale, il progetto elaborato dalla Stretto di
Messina s.p.a. presentava una serie di difetti del tutto insuperabili,
puntualmente illustrati alla Commissione competente dalle Associazioni
ambientaliste. Si tratta della mancanza nello studio di impatto
ambientale dei requisiti minimi richiesti dalla norme; della carente
informazione al pubblico, della non rispondenza del progetto ai
requisiti prescritti dalla normative in tema di lavori pubblici della
carenza di studi geologici, sismici e sulla falda idrica. Ma la
Commissione ha ignorato questi rilievi e, con un atto contraddittorio,
si è espressa positivamente sulla valutazione di impatto ambientale in
data 20 giugno 2003.
Le associazioni ricordano che il Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali si è espresso con un atto sostanzialmente negativo in data 29
luglio 2003, dichiarando di non potere esprimere alcuna valutazione
positiva, fino a quando il Ministero non “ … sarà messo in condizione di
conoscere i dettagli degli studi effettuati posti a base delle scelte
assunte, delle caratteristiche di tutte le nuove opere e degli
interventi compensativi sugli squilibri indotti nel paesaggio".
Nel corso dell’incontro le associazioni ambientaliste hanno anche
denunciato l’improprio utilizzo delle procedure di Protezione civile
(con la nomina di Commissari straordinari che operano in regime di
deroga dalle leggi ordinarie) ormai applicato a molteplici interventi
sul territorio, per giustificare opere come il Passante di Mestre, la
cartiera di Tolmezzo o lo stoccaggio di scorie nucleari. Inoltre si è
fatto il punto sulla Legge Obiettivo e in particolare sulla procedura
VIA delle opere strategiche, per commentare le recenti decisioni
relative all’autostrada tirrenica (Aurelia). Nella conferenza, tra
l’altro, i casi della cartiera Burgo di Tolmezzo (e della pronuncia del
TAR Friuli che ha sostenuto la non validità del commissariamento), i
casi dei laboratori del Gran Sasso, quello del Passante di Mestre,
quello per la gestione del Traffico di Messina e Villa San Giovanni
(preludio di un commissariamento per il Ponte sullo Stretto?), quello
per la gestione delle scorie nucleari, quello per le manifestazioni
legate alla beatificazione di Padre Pio.
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