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WWF: allarme per i grandi felini
Non c'è più spazio per loro
L’immagine dei leoni languidamente
sdraiati al tramonto della savana africana rischia di sparire per
sempre. Infatti la popolazione di questi grandi felini è
drammaticamente crollata negli ultimi anni e si assiste ad una
progressiva ritirata della specie nelle aree protette. Il problema è
ormai così evidente che persino l’ultimo numero del prestigioso
magazine TIME gli ha dedicato un ampio servizio. Non solo, nella
prossima conferenza delle parti della CITES (Convenzione sul
commercio internazionale di specie di fauna e flora minacciate di
estinzione) che si terrà a Bangkok, dal 2 al 14 ottobre, si
discuterà della proposta del Kenya di proibire completamente il
commercio internazionale di leoni.
Il leone, una volta, era una presenza comune e diffusa nei grandi
spazi aperti africani: la sua popolazione, infatti, fino a pochi
anni fa (metà anni ’90) era stimata in un numero massimo di circa
100.000 esemplari mentre oggi è drasticamente ridotta a un numero
massimo di 30.000. Questo significa che i leoni sono ormai una
specie a rischio di estinzione, se non si arresterà questa
progressiva rarefazione.
Non è solo il leone che rischia di sparire ma anche altre specie
come il leopardo delle nevi (il cui numero massimo stimato è di
7.500 esemplari al mondo ), la tigre (le cui cinque sottospecie
contano appena 7.000 esemplari al mondo), il giaguaro (meno di
50.000), il puma (50.000 esemplari) e il ghepardo (circa 15.000
esemplari). E non si parla solo di specie esotiche in paesi lontani
infatti, nella penisola iberica vive il felino più minacciato al
mondo, la lince pardina, che conta solo 200 esemplari.
Lo sviluppo e l’aumento della pressione umana unito alla progressiva
urbanizzazione e lo sfruttamento economico (agricoltura e
pastorizia) riducono e frammentano l’habitat dei felini. Tutto cio’
ha effetti drammatici su specie come il giaguaro e la tigre che
necessitano di ampi spazi.
Inoltre, la caccia sconsiderata ai grandi felini, considerati ambiti
trofei da esporre, o dei pericolosi predatori da eliminare per
salvaguardare il bestiame domestico, fanno sì che ogni anno
moltissimi esemplari vengano uccisi.
Eclatante è il caso del leopardo delle nevi, una tra le specie più
minacciate di cui sono rimasti tra i 4.500 e i 7.500 esemplari e che
viene ucciso dai pastori dell’area himalayana per salvaguardare le
loro preziose greggi dal cui vello ricavano la pashmina (preziosa
lana utilizzata dal settore dell’abbigliamento). Il WWF è
intervenuto promuovendo un piano d’azione per la salvaguardia del
leopardo delle nevi che prevede iniziative di supporto per le
popolazioni locali, ovvero la costruzione di recinti più resistenti
e l’addestramento di cani da guardia affinchè i pastori non
subiscano danni e non siano spinti ad abbattere i predatori.
Infine il valore economico di queste specie è enorme per il mercato
asiatico perché la medicina tradizionale cinese utilizza parti di
questi animali come componenti essenziali per la sua farmacopea. Ad
esempio, le ossa della tigre e di altri grandi felini vengono
polverizzate e utilizzate per curare l’artrite e altri acciacchi.
Oppure il cervello della tigre allungato con olio viene spalmato sul
corpo per curare l’acne.
Il WWF da sempre si impegna per la salvaguardia di questi animali a
rischio: in questi ultimi anni si è fatto promotore di una strategia
di conservazione globale, che rafforza l’efficacia delle aree
protette con una rete di corridoi ecologici che uniscono aree vitali
per la sopravvivenza.
Una tigre siberiana, ad esempio, ha bisogno di 1.000 km2 di
territorio e assicurare la sopravvivenza di questi animali
all’interno di aree protette significherebbe creare dei parchi
giganteschi. I corridoi permettono agli esemplari di muoversi
liberamente e raggiungere altre aree adatte, attraversando territori
altrimenti inospitali, in modo da garantire la varietà genetica
della discendenza.
E’ una nuova concezione di aree protette, unite tra di loro da
corridoi che valicano le frontiere degli Stati e permettono lo
sviluppo e la sopravvivenza. Si parla dunque di approccio
ecoregionale, ovvero di ecosistemi che occupano un'area terrestre o
acquatica relativamente vasta e che contengono un insieme
geograficamente distinto di comunità naturali. E’ la strategia di
conservazione che il WWF propugna e applica da anni in tutto il
mondo. Il WWF ha suddiviso il pianeta in 238 ecoregioni prioritarie:
se si protegge la biodiversità in queste aree, risulterà protetta la
maggior parte della biodiversità del Pianeta.
www.wwf.it
Roma, 1 settembre 2004
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