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IN AFRICA ANCORA FUORI CONTROLLO IL COMMERCIO ILLEGALE DI AVORIO
Rapporto WWF-TRAFFIC: c’è più avorio illegale che elefanti in Africa
orientale: anche l’Italia responsabile
C’è più avorio illegale che elefanti nei tre paesi dell’Africa Orientale
che commerciano in avorio. Ma gli acquirenti principali sono i turisti e
gli uomini d’affari (in alcuni casi persino i diplomatici) di Stati
Uniti, Cina, Italia, Giappone e Corea. Lo denuncia un nuovo rapporto
diffuso oggi dal TRAFFIC (Trade Record Analysis of Fauna and Flora in
Commerce), e WWF. Oltre 4.000 kg. di avorio in vendita sono stati
trovati dagli ispettori del TRAFFIC in nove città tra la Nigeria, la
Costa d’Avorio e il Senegal: si tratta dell’equivalente di oltre 760
elefanti. Secondo i dati recenti dell’IUCN (Unione Mondiale per la
conservazione) in questi tre paesi non esistono più di 543 elefanti.
“Questi studi danno solo un’idea generale del problema”, ha detto Tom
Milliken, direttore di TRAFFIC Africa orientale e meridionale e coautore
del rapporto. “Se analizziamo le cifre relative alla produzione,
all’acquisto e alla vendita in un anno, queste cifre salgono in modo
impressionante”.
Il rapporto, intitolato “Più avorio che elefanti: i mercati nazionali
dell’avorio nei tre paesi dell’Africa occidentale”, mette in risalto il
fatto che questi mercati senza regole sono alla base della caccia di
frodo degli elefanti. Molto dell’avorio messo in vendita proviene da
paesi dove la guerra non permette il ripristino di un minimo di
legalità, come Repubblica Popolare del Congo, Camerun, Repubblica
centroafricana e Gabon. “Sono questi i paesi in Africa dove e’ più
difficile operare per la conservazione degli elefanti e non solo”
dichiara Massimiliano Rocco, Responsabile dell’Ufficio TRAFFIC e Specie
del WWF Italia. “I dati raccolti dal TRAFFIC fanno emergere però anche
un altro problema, quello della domanda di simili prodotti. La nostra
domanda di prodotti della natura, di animali e piante colorate per
abbellire le nostre case favoriscono ed alimentano simili traffici,
l’avorio in Africa come le pelli di leopardi delle nevi sui mercati
dell’Afganistan, camaleonti e testuggini lungo le strade dell’Africa del
Nord e le piccole scimmiette comprate nei variopinti mercati dell’Amazzonia.
Dobbiamo responsabilizzarci e smetterla di depredare questi paesi
condannando all’estinzione migliaia di specie”.
Secondo il rapporto in Nigeria, Costa d’Avorio e Senegal una
legislazione inadeguata, nonché l’applicazione insufficiente delle norme
CITES sull’avorio stanno minacciando la sopravvivenza degli elefanti.
Inoltre le autorità responsabili di far rispettare la CITES vengono
sistematicamente smascherate nei porti di entrata e di uscita. “Manca la
volontà politica di far rispettare la CITES, si permette ai commercianti
di agire impunemente, e la corruzione impedisce un controllo effettivo
sul commercio dell’avorio”, ha detto Susan Lieberman, responsabile del
programma sulle specie del WWF: “e’ giunto il momento che la Nigeria, la
Costa d’Avorio e il Senegal facciano rispettare in modo efficiente la
CITES nei loro paesi”. Secondo il rapporto la situazione oggi più
allarmante è quella della Nigeria, che rischia sanzioni dalla CITES: la
quantità d’avorio e’ maggiore rispetto a quella che emergeva dalle stime
del 1999. TRAFFIC E WWF chiedono Ai governi di questi paesi di agire in
modo urgente e chiaro per riportare sotto controllo il commercio
nazionale d’avorio.
www.traffic.org
www.wwf.it
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