Anno 2 Numero 089 Mercoledì 17.12.03 

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

IN AFRICA ANCORA FUORI CONTROLLO IL COMMERCIO ILLEGALE DI AVORIO

Rapporto WWF-TRAFFIC: c’è più avorio illegale che elefanti in Africa orientale: anche l’Italia responsabile


C’è più avorio illegale che elefanti nei tre paesi dell’Africa Orientale che commerciano in avorio. Ma gli acquirenti principali sono i turisti e gli uomini d’affari (in alcuni casi persino i diplomatici) di Stati Uniti, Cina, Italia, Giappone e Corea. Lo denuncia un nuovo rapporto diffuso oggi dal TRAFFIC (Trade Record Analysis of Fauna and Flora in Commerce), e WWF. Oltre 4.000 kg. di avorio in vendita sono stati trovati dagli ispettori del TRAFFIC in nove città tra la Nigeria, la Costa d’Avorio e il Senegal: si tratta dell’equivalente di oltre 760 elefanti. Secondo i dati recenti dell’IUCN (Unione Mondiale per la conservazione) in questi tre paesi non esistono più di 543 elefanti. “Questi studi danno solo un’idea generale del problema”, ha detto Tom Milliken, direttore di TRAFFIC Africa orientale e meridionale e coautore del rapporto. “Se analizziamo le cifre relative alla produzione, all’acquisto e alla vendita in un anno, queste cifre salgono in modo impressionante”.

Il rapporto, intitolato “Più avorio che elefanti: i mercati nazionali dell’avorio nei tre paesi dell’Africa occidentale”, mette in risalto il fatto che questi mercati senza regole sono alla base della caccia di frodo degli elefanti. Molto dell’avorio messo in vendita proviene da paesi dove la guerra non permette il ripristino di un minimo di legalità, come Repubblica Popolare del Congo, Camerun, Repubblica centroafricana e Gabon. “Sono questi i paesi in Africa dove e’ più difficile operare per la conservazione degli elefanti e non solo” dichiara Massimiliano Rocco, Responsabile dell’Ufficio TRAFFIC e Specie del WWF Italia. “I dati raccolti dal TRAFFIC fanno emergere però anche un altro problema, quello della domanda di simili prodotti. La nostra domanda di prodotti della natura, di animali e piante colorate per abbellire le nostre case favoriscono ed alimentano simili traffici, l’avorio in Africa come le pelli di leopardi delle nevi sui mercati dell’Afganistan, camaleonti e testuggini lungo le strade dell’Africa del Nord e le piccole scimmiette comprate nei variopinti mercati dell’Amazzonia. Dobbiamo responsabilizzarci e smetterla di depredare questi paesi condannando all’estinzione migliaia di specie”.

Secondo il rapporto in Nigeria, Costa d’Avorio e Senegal una legislazione inadeguata, nonché l’applicazione insufficiente delle norme CITES sull’avorio stanno minacciando la sopravvivenza degli elefanti. Inoltre le autorità responsabili di far rispettare la CITES vengono sistematicamente smascherate nei porti di entrata e di uscita. “Manca la volontà politica di far rispettare la CITES, si permette ai commercianti di agire impunemente, e la corruzione impedisce un controllo effettivo sul commercio dell’avorio”, ha detto Susan Lieberman, responsabile del programma sulle specie del WWF: “e’ giunto il momento che la Nigeria, la Costa d’Avorio e il Senegal facciano rispettare in modo efficiente la CITES nei loro paesi”. Secondo il rapporto la situazione oggi più allarmante è quella della Nigeria, che rischia sanzioni dalla CITES: la quantità d’avorio e’ maggiore rispetto a quella che emergeva dalle stime del 1999. TRAFFIC E WWF chiedono Ai governi di questi paesi di agire in modo urgente e chiaro per riportare sotto controllo il commercio nazionale d’avorio.

www.traffic.org  
www.wwf.it  

 

 

 

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