|
Un giovane medico jesino scopre un
metodo diagnostico tempestivo del morbo della Mucca Pazza
Il dottor Gianluca Moroncini
specializzando dell'Università Politecnica delle Marche
ha pubblicato le sue ricerche su una prestigiosa rivista scientifica
internazionale

Non capita tutti i giorni di veder pubblicato sul prestigioso
settimanale scientifico statunitense Proceedings of the National
Academy of Sciences (Pnas) l'articolo di un ricercatore italiano. Se
poi lo studioso ha appena trent'anni, la cosa suscita curiosità e
ammirazione. È successo recentemente, con la pubblicazione dei
risultati di uno studio condotto da un medico jesino, Gianluca
Moroncini, che ha svolto le sue ricerche presso il Dipartimento di
Immunologia dell’Istituto di Ricerca Scripps a La Jolla, California.
L’articolo illustra una nuova metodica per la generazione di
specificità anticorpali, ovvero di nuovi particolari anticorpi,
basata sulla manipolazione in vitro di anticorpi già esistenti.
“Quella che abbiamo realizzato potrebbe essere descritta come la
metamorfosi in vitro di un anticorpo. Abbiamo infatti modificato un
anticorpo umano diretto contro Hiv (il virus responsabile dell’Aids)
trapiantandovi, mediante tecniche di biologia molecolare, varie
sequenze di aminoacidi (i “mattoni” che costituiscono le proteine)
appartenenti a una proteina chiamata PrP ovvero proteina prionica".
"Proteina prionica", una espressione che fino a qualche anno fa non
avrebbe detto assolutamente niente a un profano e che invece è
diventata tristemente nota quando è scoppiato il caso internazionale
del cosiddetto "Morbo della Mucca Pazza".
"La proteina in questione, espressa dalle cellule umane e animali,
-ci spiega il dottor Moroncini - può assumere due conformazioni, una
normale e una “patologica”. Quest’ultima rappresenta il marker e
probabilmente l’agente causale della Malattia della Mucca Pazza, che
può essere trasmessa all’uomo attraverso il consumo di carne e
derivati provenienti dal bestiame infetto. Le due forme di questa
proteina hanno la caratteristica di interagire legandosi l’una
all’altra. Abbiamo dunque pensato di sfruttare questa proprietà al
fine di generare anticorpi in grado di riconoscere selettivamente la
conformazione “patologica”: inserendo varie sequenze proteiche
appartenenti alla forma normale nell’anticorpo anti-HIV, abbiamo
fatto sì che esso perdesse la capacità di legarsi al suo bersaglio
naturale e acquisisse la capacità di riconoscere un nuovo bersaglio,
vale a dire la forma “patologica” della proteina prionica”.
I vantaggi potenziali di questa scoperta sono molti e importanti. Il
più immediato è rappresentato dal fatto che i nuovi reagenti
potrebbero essere impiegati in un test di screening (attualmente non
disponibile) da eseguire durante la lunga fase di incubazione che
precede la fase clinicamente manifesta della malattia. Avere la
capacità di individuare i capi d’allevamento infetti permetterebbe
di evitare la promiscuità con quelli sani e consentirebbe la loro
pronta rimozione dalla catena alimentare. Ma c'è di più: individuare
gli esseri umani portatori eviterebbe il rischio di trasmissione
orizzontale della malattia tramite la donazione di sangue infetto.
A questo proposito, il dottor Moroncini, conclusa l’esperienza
statunitense e rientrato nell’Istituto di Clinica Medica
dell’Università Politecnica delle Marche, sta lavorando a un
progetto pilota finanziato dal Ministero della Salute che ha
l’obiettivo di effettuare una stima della prevalenza della malattia
da prioni nella popolazione della Regione Marche.
“Con la supervisione del dottor Fabrizio Tagliavini dell'Istituto
Neurologico Besta di Milano. e la diretta collaborazione con il
professor Armando Gabrielli e la professoressa Marina Scarpelli
degli Istituti di Clinica Medica e di Anatomia Patologica
dell’Università Politecnica delle Marche - dice Moroncini - sto
raccogliendo sezioni di organi linfatici umani provenienti da
interventi chirurgici eseguiti di routine per ricercare in essi la
presenza del marker di malattia. Non abbiamo idea della estensione
reale della diffusione dell’agente infettivo tra la popolazione
italiana, ed è necessario iniziare ad affrontare questa problematica
seguendo l’esempio di quanto sta accadendo in Gran Bretagna.
Ovviamente questo è solo un primo passo e speriamo che l’iniziativa
possa essere estesa ad altre regioni italiane".
A tale scopo, si sta progettando di effettuare un indispensabile
monitoraggio del rapporto tra costi e benefici di una simile
ricerca, che sarà curato per l'Università Politecnica delle Marche
dal Centro di Management Sanitario diretto dal professor GianMario
Raggetti.
"Un altro potenziale impiego dei nuovi anticorpi, vista la loro
notevole affinità e specificità per la conformazione “patologica”
della proteina prionica, - conclude il giovane e brillante
ricercatore - è rappresentato dal loro utilizzo come vettori per
farmaci attualmente in sperimentazione. La nuova metodica può essere
inoltre applicata ad altre condizioni patologiche caratterizzate da
“protein-protein interaction”, quali la Malattia di Alzheimer e il
Diabete Mellito, allo scopo di generare anticorpi con finalità
diagnostico-terapeutiche".
www.unian.it
18 agosto 2004
|
|
Archivio
Arte e cultura
Consumatori
Diritto
Etica
Eventi
Lavoro
Libri
Medicina
•Colposcopia
Microcolposcopia
•Dermatologia
Oncologia
Dermatologica -Mosh Micrographic Surgery
•
Ginecologia
•
Oncologia
•
Senologia
•
Sterilità
•Venereologia
-Malattie Sessualmente Trasmesse
Nucleare
Radioprotezione
Parchi
Scienza
Sessuologia
Link
partner
Medicina
venereologia.it
microcolposcopia.it
neonatologia.org
Scienza
scienzaonline
paleofox.com
Progetti Umanitari: Aiutiamoli
iismas.it
progettorwanda.it
Varie
ciaowebroma.it
Le Foto più belle
|