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La morte delle cellule neuronali non
ha più misteri
Individuati da un gruppo di ricercatori coordinati da Sebastiano
Cavallaro dell’Isn-Cnr i geni che regolano l’apoptosi neuronale, un
processo di morte che ha un ruolo fondamentale nell’insorgenza di
gravi malattie neurodegenrative quali l’Alzheimer e il Parkinson
Le cellule neuronali non potranno più
“suicidarsi” liberamente come hanno fatto finora. Il loro gesto, a
volte dannoso per l’organismo, potrà essere bloccato. Un gruppo di
ricercatori, coordinati da Sebastiano Cavallaro, dell’Istituto di
scienze neurologiche (Isn) del Cnr e responsabile del Centro di
genomica funzionale di Catania, ha infatti caratterizzato il
programma genetico che regola l’apoptosi neuronale. “L’apoptosi è
del tutto paragonabile ad un suicidio poiché implica un processo
decisionale interno alla cellula che, per uccidersi, deve attivare
un vero e proprio esercito di geni e di proteine”, spiega Cavallaro.
“Negli ultimi dieci anni sono state caratterizzate alcune decine di
geni implicati nel suicidio cellulare, ma la maggior parte”,
prosegue il ricercatore dell’Isn-Cnr, “ deve essere ancora
identificata, così come deve essere compreso il loro esatto ruolo e
il loro comportamento collettivo. L’individuazione dei meccanismi
che sovrintendono questo processo di morte cellulare è, quindi, di
enorme importanza, dal momento che l’apoptosi, oltre ad essere
fondamentale per la maturazione del sistema nervoso, contribuisce in
modo significativo all’insorgenza di malattie neurodegenerative,
quali l’Alzheimer ed il Parkinson”.
Lo studio condotto ha permesso l’identificazione di 423 geni che in
tempi e condizioni fisio-patologiche diverse partecipano al processo
apoptotico. Ha dimostrato, inoltre, che sebbene morfologicamente
simile, la morte neuronale apoptotica può avvenire attraverso
programmi genetici differenti.
“I test già eseguiti”, conclude Cavallaro , “hanno dato risposte
entusiasmanti e fanno pensare che la caratterizzazione e la scoperta
dell’esistenza di meccanismi diversi costituisca il primo passo per
lo sviluppo di nuove terapie mirate per le patologie
neurodegenerative”.
Il risultato è stato favorito dalle collaborazione con la
STMicroelettronics di Catania che ha permesso lo sviluppo di un
software sofisticatissimo, in grado di interpretare i dati generati
dall’analisi genomica.
La ricerca, che ha tra gli autori Pietro Calissano dell’Istituto di
neurobiologia e medicina molecolare del Cnr di Roma e Daniel Alkon
del Blanchette Rockefeller Neurosciences Institute in Maryland
(Usa), è pubblicata nel numero di settembre della rivista
internazionale Genomics.
www.cnr.it
Roma, 1 settembre 2004
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