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Anno 3 Numero 126

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

La morte delle cellule neuronali non ha più misteri

Individuati da un gruppo di ricercatori coordinati da Sebastiano Cavallaro dell’Isn-Cnr i geni che regolano l’apoptosi neuronale, un processo di morte che ha un ruolo fondamentale nell’insorgenza di gravi malattie neurodegenrative quali l’Alzheimer e il Parkinson

Le cellule neuronali non potranno più “suicidarsi” liberamente come hanno fatto finora. Il loro gesto, a volte dannoso per l’organismo, potrà essere bloccato. Un gruppo di ricercatori, coordinati da Sebastiano Cavallaro, dell’Istituto di scienze neurologiche (Isn) del Cnr e responsabile del Centro di genomica funzionale di Catania, ha infatti caratterizzato il programma genetico che regola l’apoptosi neuronale. “L’apoptosi è del tutto paragonabile ad un suicidio poiché implica un processo decisionale interno alla cellula che, per uccidersi, deve attivare un vero e proprio esercito di geni e di proteine”, spiega Cavallaro. “Negli ultimi dieci anni sono state caratterizzate alcune decine di geni implicati nel suicidio cellulare, ma la maggior parte”, prosegue il ricercatore dell’Isn-Cnr, “ deve essere ancora identificata, così come deve essere compreso il loro esatto ruolo e il loro comportamento collettivo. L’individuazione dei meccanismi che sovrintendono questo processo di morte cellulare è, quindi, di enorme importanza, dal momento che l’apoptosi, oltre ad essere fondamentale per la maturazione del sistema nervoso, contribuisce in modo significativo all’insorgenza di malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer ed il Parkinson”.
Lo studio condotto ha permesso l’identificazione di 423 geni che in tempi e condizioni fisio-patologiche diverse partecipano al processo apoptotico. Ha dimostrato, inoltre, che sebbene morfologicamente simile, la morte neuronale apoptotica può avvenire attraverso programmi genetici differenti.
“I test già eseguiti”, conclude Cavallaro , “hanno dato risposte entusiasmanti e fanno pensare che la caratterizzazione e la scoperta dell’esistenza di meccanismi diversi costituisca il primo passo per lo sviluppo di nuove terapie mirate per le patologie neurodegenerative”.
Il risultato è stato favorito dalle collaborazione con la STMicroelettronics di Catania che ha permesso lo sviluppo di un software sofisticatissimo, in grado di interpretare i dati generati dall’analisi genomica.
La ricerca, che ha tra gli autori Pietro Calissano dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Cnr di Roma e Daniel Alkon del Blanchette Rockefeller Neurosciences Institute in Maryland (Usa), è pubblicata nel numero di settembre della rivista internazionale Genomics.

www.cnr.it

Roma, 1 settembre 2004
 
                               

 

     

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