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Anno 2 Numero 83 Mercoledì 05.11.03

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Nascere oggi

 

di Paola Franz

 

In Italia dall'inizio degli anni ’80 il rischio di mortalità neonatale si è quasi dimezzato e la percentuale di nati da parto pre-termine e di peso inferiore ai due chili e mezzo è diminuita giungendo al 6%; mentre la percentuale di parti cesarei è in continuo aumento passando dall'11.2% del 1980 al 33.2% del 2000, con punte massime in alcune zone del sud del 47% e minime a nord del 21%, dati di gran lunga superiori alla media europea e alla soglia del 10-15% raccomandata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Questo fenomeno è, anche, legato ad una eccessiva medicalizzazione della gravidanza; infatti, si è visto che, nonostante, l’obiettivo principale di un buon intervento di sanità pubblica sia volto a garantire un’assistenza allo svolgimento fisiologico della gravidanza, nella maggior parte dei  paesi con sistemi sanitari avanzati si assiste ad un progressivo aumento della frequenza di procedure diagnostiche e terapeutiche complesse ed invasive estese a tutte le gravidanze con un'incremento del rischio di problemi. Tale esagerata medicalizzazione crea dipendenza e perdita di controllo da parte della donna sulla propria condizione, in una delle fasi più importanti della vita.

 

Da uno studio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con 60 ASL di 15 regioni e province autonome, sono state evidenziate le grandi differenze che ancora oggi esistono in Italia fra un  nord con un buon livello socio-economico ove l'informazione per la gestante e la puerpera è migliore venendo favorito il parto naturale e l'allattamento al seno precoce e prolungato e un sud più dimenticato dove la gravidanza subisce un'alta medicalizzazione. 

 

Si è rilevato che vi sono anche grandi differenze sull'uso di alcune procedure diagnostiche, quali l’ecografia ostetrica. Il 50% delle donne si sottopone a 4-6 esami ecografici, oltre il 30% a 7 o più e solo il 15% si limita alle 3 ecografie  raccomandate dal Ministero della Salute, questa percentuale sale al 27-29,4% al nord e scende al 6,6-16,8% al sud. Il numero medio di ecografie va da 4.8-5.0 al Nord al 5.5-6.5 al Sud.

 

Per quanto riguarda i corsi di preparazione alla nascita solo un terzo ha partecipato al Centro Nord e meno del 15% al Sud; durante tali corsi oltre l’80% ha ricevuto informazioni adeguate sull’allattamento al seno e oltre il 75% sulle cure neonatali, ma meno della metà è stata adeguatamente informata sulla contraccezione da utilizzare dopo il parto. I chiarimenti sull’allattamento e le cure neonatali durante la degenza ospedaliera sono stati adeguati per circa tre quarti delle donne, mentre vi è stata una scarsa informazione sulla contraccezione e sulla ripresa dei rapporti sessuali, cosa che risponde perfettamente alla visione del problema anche negli ambiti familiari e dell'istruzione scolastica. Il 70% delle donne riprende i rapporti entro il secondo mese dal parto, più del 40% ha avuto problemi e circa il 70% ha utilizzato un metodo contraccettivo.

 

Il 70% delle donne del Centro-Nord ha potuto avere una persona di sua scelta vicina durante il parto e a Sud solo il 30-50%.  Durante il ricovero il 75% ha allattato al seno in modo completo; la percentuale di donne che ha potuto attaccare al seno il neonato entro due ore dal parto varia dal 19% in alcune aree del sud al 75% in altre del nord. A casa il 25% delle donne  ha avuto problemi inerenti l’allattamento. Il 60% è stata invitata ad effettuare una visita ginecologica presso la struttura  dove aveva partorito e meno del 15% ha ricevuto una visita domiciliare. La percentuale di bambini che smettono di prendere il latte al seno entro il quarto mese di vita varia dal 16% al 51%. La percentuale di donne che allattano al seno a sei mesi di vita del bambino è compresa fra il 31 e il 68%. Il 5% dei bambini ha presentato problemi di salute gravi nel 1° anno di vita.

 

Nonostante molti aspetti siano migliorati si fa ancora poco per promuovere il parto naturale, l’allattamento al seno che ben il 95% delle donne vorrebbe e la contraccezione. La maggiore consapevolezza della donna ed il recupero del suo ruolo di soggetto attivo nella gestione della nascita sono condizioni essenziali per una pratica ostetrica meno invasiva e per una riduzione del fenomeno della medicalizzazione.

 

Il parto troppa medicalizzazione

 

 

 

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