di
Paola Franz
In Italia
dall'inizio degli anni ’80
il rischio di mortalità neonatale si
è quasi dimezzato e la
percentuale di nati da parto pre-termine e di
peso inferiore ai due chili e mezzo è diminuita
giungendo al 6%; mentre la percentuale
di parti cesarei è in
continuo aumento passando dall'11.2%
del 1980 al 33.2%
del 2000, con punte massime in alcune zone
del sud del 47% e minime a nord del 21%, dati
di gran lunga superiori alla media europea e
alla soglia del 10-15%
raccomandata dall’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità).
Questo fenomeno è, anche, legato ad una eccessiva medicalizzazione
della gravidanza; infatti, si è visto che, nonostante,
l’obiettivo principale di un buon intervento
di sanità pubblica sia volto a garantire
un’assistenza allo svolgimento fisiologico della
gravidanza, nella maggior parte dei paesi con sistemi
sanitari avanzati si assiste
ad un progressivo aumento della frequenza di procedure diagnostiche
e terapeutiche complesse ed invasive estese a
tutte le gravidanze con un'incremento
del rischio di problemi. Tale esagerata
medicalizzazione crea dipendenza e
perdita di controllo da parte della
donna sulla propria condizione, in una delle
fasi più importanti della vita.
Da uno studio
effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con
60 ASL di 15 regioni e province autonome, sono state
evidenziate le grandi differenze che ancora oggi esistono in Italia
fra un nord con un buon livello socio-economico ove
l'informazione per la gestante e la puerpera è migliore venendo
favorito il parto naturale e l'allattamento
al seno precoce e prolungato e un sud più
dimenticato dove la gravidanza subisce un'alta medicalizzazione.
Si è rilevato che vi
sono anche grandi differenze sull'uso di alcune procedure
diagnostiche, quali l’ecografia ostetrica.
Il 50% delle donne si sottopone a 4-6
esami ecografici, oltre il 30% a 7 o più
e solo il 15% si limita alle 3
ecografie raccomandate dal Ministero
della Salute, questa percentuale sale al 27-29,4% al
nord e scende al 6,6-16,8% al sud. Il numero medio di
ecografie va da 4.8-5.0 al Nord al 5.5-6.5
al Sud.
Per quanto riguarda
i
corsi di preparazione alla nascita solo un
terzo ha partecipato al Centro
Nord e meno del 15% al Sud; durante
tali corsi oltre l’80%
ha ricevuto informazioni adeguate sull’allattamento
al seno e oltre il 75% sulle cure
neonatali, ma meno della metà è stata adeguatamente informata sulla
contraccezione da utilizzare dopo il
parto. I
chiarimenti sull’allattamento e le cure
neonatali durante
la degenza ospedaliera sono stati adeguati per
circa tre quarti delle
donne, mentre vi è stata una scarsa
informazione sulla contraccezione
e sulla ripresa dei rapporti sessuali, cosa
che risponde perfettamente alla visione del problema anche negli
ambiti familiari e dell'istruzione scolastica.
Il 70% delle
donne riprende i rapporti entro
il secondo mese dal parto,
più del 40% ha avuto problemi e circa il 70% ha utilizzato un
metodo contraccettivo.
Il 70% delle
donne del Centro-Nord ha potuto avere una
persona di sua scelta vicina durante il parto
e a Sud solo il 30-50%. Durante
il ricovero il 75% ha allattato al seno in modo completo;
la percentuale di donne che ha potuto
attaccare al seno il neonato
entro due ore dal parto varia dal 19%
in alcune aree del sud al 75%
in altre del nord. A
casa il 25% delle donne ha avuto
problemi inerenti l’allattamento.
Il 60% è stata invitata ad effettuare una
visita ginecologica presso la
struttura dove aveva partorito e meno
del 15% ha ricevuto una visita domiciliare.
La percentuale di bambini che smettono di
prendere il latte al seno entro il quarto
mese di vita varia dal 16% al 51%.
La percentuale di donne che allattano
al seno a sei mesi di vita del bambino è
compresa fra il 31 e
il 68%. Il 5% dei
bambini ha presentato problemi di salute gravi nel
1° anno di vita.
Nonostante molti
aspetti siano migliorati si fa ancora
poco per promuovere il parto
naturale, l’allattamento al seno che ben
il 95% delle donne vorrebbe e la contraccezione.
La maggiore consapevolezza della donna ed il recupero del suo
ruolo di soggetto attivo nella gestione della
nascita sono condizioni essenziali per una
pratica ostetrica meno invasiva e per una
riduzione del fenomeno della medicalizzazione.
Il
parto troppa medicalizzazione |