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Anno 2 Numero 87 Mercoledì 03.12.03

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

bhopal: 1984, il più grave disastro chimico del mondo 

 

di Paola Franz

 

Bhopal, India nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 dalla fabbrica di pesticidi della Union Carbide India Ltd, fuoriuscirono 36 tonnellate di gas letale. Tra i gas vi furono l'isocianato di metile, il cianuro di idrogeno e altre sostanze tossiche.

A tre giorni dal disastro si stimò che almeno 8.000 persone erano morte a causa dell'esposizione ai gas, 180.000 si ammalarono e 520.000 sono state esposte nel tempo ai gas e ai contaminanti residui.

Questo incidente rappresenta, ad oggi, il peggior disastro chimico del mondo, finora non si sa il numero esatto dei morti.

 

La Union Carbide negli anni settanta istallò una fabbrica per la produzione di pesticidi.

Fra i prodotti intermedi vi era l'isocianato di metile che si formava durante la fabbricazione, esso è altamente tossico e molto reattivo e polimerizza in presenza di determinati reattivi come ferro e cloruro.

 
    Produzione di fosgeno

Produzione di cloruro di metilcarbamilo a partire dal fosgeno in fase di
vapore e metilamina e cloruro di idrogeno
COCl2 + CH3NH2 --> CH3NHCOCl + HCl + calore
Pirolisi per ottenere l'isocianato di metile
CH3NHCOCl --------> CH3NCO + HCl
Separazione per d
istillazione dell'isocianato di metile

 

 

L'isocianato prodotto veniva immagazzinato in due depositi per uso normale (610 e 611) e un terzo di emergenza (619). I depositi cilindrici avevano una capacità nominale di 57 metri cubi (13 metri di larghezza per 2.43 metri di diametro) con una pressione di progettazione di 2.72 bar a 121 °C con pressione di prova di 4 bar. Erano completamente interrati e ricoperti da cemento. Vi era anche un sistema di raffreddamento per mantenere l'isocianato a 0°C e vi erano sistemi di sicurezza per mantenere la temperatura e la pressione (0.14 e 1.7 bar). Il sistema di allarme di emergenza consisteva in una valvola di sicurezza a 2.8 bar e un disco di rottura in serie. Vi erano anche sistemi per inviare l'isocianato, in caso di fuoriuscita, ad un sistema di lavaggio dei gas. Nel 1982 una equipe di controllo della Union Carbide segnalò importanti deficienze del sistema di sicurezza, corrosioni e possibili fughe di gas. Tra il 1981 e l'84 vi furono vari incidenti gravi con diversi lavoratori morti e feriti. La situazione era preoccupante.

 

La notte del 2 dicembre la sala di controllo notò un aumento di pressione nel deposito 610 che raggiunse in un'ora e mezza 3.8 bar, si alzò la temperatura e si aprì la valvola di sicurezza dalla quale fuoriuscì l'isocianato di metile che venne mandato al sistema di lavaggio. All'una di notte del 3 dicembre scattò l'allarme. Il sistema di lavaggio risultò insufficiente e alle 2 si richiuse la valvola di sicurezza e si bloccò la fuoriuscita dell'isocianato. Comunque erano fuoriuscite 36 tonnellate di gas di cui 26 tonnellate di isocianato di metile. La temperatura all'interno del deposito arrivò a 200°C e la pressione a 12.2 bar ma per fortuna le protezioni esterne del deposito ressero e non fuoriuscì il resto del gas. In seguito fu dimostrato che ben sei sistemi di sicurezza preposti a prevenire le fughe di gas, risultarono disconnessi, inadeguati o corrosi, vi furono una serie di fattori che contribuirono all'incidente:

  • il sistema di refrigerazione disconnesso che avrebbe portato la temperatura dell'isocianato di metile a 15-20 °C

  • nel deposito vi era una quantità di cloroformio pari al 15% contro un massimo consentito dello 0.5%

  • nel deposito vi era la presenza di una gran quantità di acqua proveniente dal sistema di lavaggio che non era munito delle adeguate valvole di blocco. L'acqua avrebbe prodotto una reazione con l'eccesso di cloroformio a formare acido cloridrico che a sua volta avrebbe funzionato da catalizzatore nella polimerizzazione dell'isocianato di metile

  • inadeguato sistema di lavaggio del gas

  • altri sistemi di sicurezza erano fuori servizio

La nube tossica che si formò, grazie ad un leggero vento che spirava verso sud e condizioni di inversione termica, avvolse la città di Bhopal che contava allora 800.000 abitanti. La prima zona colpita fu quella di Railway Colony a 2 Km dalla Union Carbide dove vivevano 10.000 persone dopo 4 minuti morirono 150 persone, 200 rimasero paralizzate, 600 persero coscienza e 5.000 subirono gravissimi danni.

 

A Bhopal i gas bruciarono gli occhi e le vie respiratorie delle persone esposte, entrarono nel sistema circolatorio e danneggiarono tutti gli organi interni. 2.500 persone morirono subito, alcuni nel letto altri strisciarono fuori di casa e morirono in strada altri in ospedale. Molti di quelli che sopravvissero a quella giornata subirono danni respiratori che li fecero morire nei giorni successivi. I danni per i sopravvissuti furono di tipo neurologico, immunitario, muscolo-scheletrico, riproduttivo con nascite di bimbi malformati.

 

Senza dubbio la notte del disastro fu solo l'inizio di una tragedia che prosegue ancora oggi. La Union Carbide abbandonò il sito e una gran quantità di veleni contaminarono le falde acquifere che la popolazione continuò ad utilizzare. È stato stimato che ogni mese muoiono 10-15 persone a causa delle patologie legate all'esposizione ai gas tossici. Oggi sopravvivono più di 150.000 persone con patologie croniche e una seconda generazione di bambini paga le conseguenze di questa contaminazione; inoltre 520.000 persone esposte ai gas presentano sostanze tossiche nel sangue. Una delle sequele che maggiormente colpiscono le donne vittime della tragedia è il Cancro del collo dell'utero

 

Nel 1999 la Union Carbide abbandonò la fabbrica lasciando una enorme quantità di sostanze pericolose e alla popolazione una fornitura di acqua contaminata e un'eredità tossica che ancora oggi crea danni. L'industria pagò un prezzo inadeguato. In seguito la Union Carbide si fuse con la multinazionale Dow Chemical, da questa fusione la Dow Chemical ereditò gli utili e i costi del danno di Bhopal, ma non la responsabilità morale del disastro.

 

Bhopal foto di greenpeace

Seveso, 10 luglio 1976 07.02.03

Diossina: regolamento europeo per i limiti nell'alimentazione animale e umana 03.07.02

 

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