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di Guido Donati*
L'eritema pernio, comunemente conosciuto
con il nome di gelone, è una patologia che compare per una reazione
eccessiva all’esposizione continua a temperature fredde superiori a
quelle che determinerebbero il congelamento, e un successivo
passaggio al caldo; si presenta soprattutto quando vi sono disturbi
circolatori. Colpisce, prevalentemente, le zone distali del nostro
corpo: piedi (soprattutto superficie plantare e talloni), mani
(specialmente sul dorso delle falangi prossimali delle dita), si può
anche osservare nelle narici e nelle orecchie, zone dove si fa più
marcata la disfunzione circolatoria. Si manifesta con una
tumefazione con reazione infiammatoria; i tessuti, traumatizzati
dallo shock termico, presentano, nelle 12-24 ore successive
all'esposizione, eritema cutaneo, vesciche, noduli, papule e macule.
I sintomi iniziali sono
intorpidimento, formicolio, bruciore, perdita momentanea della
sensibilità; all'esposizione al calore, la zona colpita prende un
colore cianotico (violaceo) e poco a poco aumentano il prurito e il
dolore; è importante non grattare la zona interessata, questo
provocherebbe una maggiore irritazione, rafforzando i sintomi della
lesione provocando delle ulcere infette. Via via la tumefazione
diviene più accentuata, la pelle è ipersensibile e si formano
piccole vesciche per travaso dei capillari linfatici; nei casi più
gravi le ulcere possono aprirsi con possibilità di infezione e
perdita di sostanza.
Perchè si presenti questo
disturbo è necessario, oltre l'esposizione al freddo, anche la
presenza di un fattore costituzionale, come disordini della
circolazione periferica, l'anemia, la bassa tonicità muscolare, un
ridotto metabolismo basale e ipofunzione ovarica o endocrina, stati
di ipo o avitaminosi. Si osserva con maggior frequenza nei bambini,
nelle donne e negli anziani con problemi vascolari periferici. Le
lesioni generalmente regrediscono in due tre settimane senza
lasciare danni di nessun tipo; ma l'eritema pernio può presentarsi
in forma cronica in alcune patologie sistemiche (leucemia
mielocitica cronica, malattia di Raynaud, lupus eritematoso, ecc),
in questi casi i geloni possono durare vari mesi e presentare
ricorrenze annuali.
Il freddo umido provoca la
contrazione delle arteriole e la conseguente interruzione
dell'irrorazione dei capillari periferici; il letto capillare si
dilata e la zona congestionata si presenta azzurrognola, tumefatta,
compare una sensazione di bruciore; quando il calore aumenta si
produce un brusco flusso arteriale dei capillari che provoca un
aumento del dolore nella zona colpita.
Il primo suggerimento è quello di
prevenire il manifestarsi della malattia, evitando, durante la
stagione fredda e umida, di esporsi al freddo intenso e agli sbalzi
termici, utilizzare un abbigliamento adatto, coprirsi con vestiti
caldi ma non stretti. Preferibilmente si dovrà evitare l'uso di
calzature fabbricate con materiali sintetici o stivali di gomma,
poiché essi stessi immagazzinano umidità. È importante assicurarsi
un apporto di vitamine adeguato consumando molta frutta e verdura e
utilizzare preventivamente sostanze naturali che migliorino la
circolazione periferica (Centella, Ruscus, ecc.). Le persone che
hanno una predisposizione per questo disturbo devono evitare: gli
alcolici, la nicotina (Teletermografia:
fumo di sigaretta e amputazione termica delle dita),
la caffeina, queste sostanze
provocano una vasodilatazione iniziale seguita da una
vasocostrizione periferica che peggiora l'irrorazione sanguigna.
Quando compaiono le lesioni il trattamento potrà essere locale con
l'utilizzo di pomate adatte o, nel caso di ulcere, anche sistemico
con terapia antibiotica. Se il fenomeno è persistente si debbono
ricercare le possibili cause di cui abbiamo parlato all’inizio.
*Medico Chirurgo Specialista in
Dermatologia e Venereologia
Dermatologia
Venereologia
- Malattie Sessualmente Trasmesse
info@guidodonati.it
Roma, 15 febbraio 2006
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