|
di Marina Pinto
La storia della musica abbonda di leggende sui bambini prodigio, piccoli geni dalle stupefacenti capacità innate in grado di meravigliare chiunque venisse a contatto con loro, e se andiamo a ricercare con attenzione nel panorama storico-musicale ne troviamo diversi.
Iniziamo con Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), che si dimostrò un precocissimo talento musicale, tanto da essere considerato un fanciullo prodigio, e questa sua fama immediata gli valse la protezione da parte delle famiglie nobili della sua città natale (Iesi), che gli aprirono le porte delle loro dimore per farlo studiare con i migliori maestri del tempo.
Il passo successivo fu quello di partire per Napoli, dove fu ammesso al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. Nel 1735, condannato dalla tisi, Pergolesi si ritirò nel convento dei Cappuccini di Pozzuoli, dove si dedicò particolarmente alla musica sacra scrivendo il “Salve Regina” e il suo più significativo capolavoro: lo “Stabat Mater”, destinato, con l’intermezzo “La serva padrona”, ad eternare la sua fama. Lo “Stabat” venne completato da Pergolesi poco prima della morte, avvenuta il 17 marzo 1736.
Nonostante la sua breve vita l’influenza che Pergolesi operò sui musicisti delle generazioni a lui successive fu grande: Bach trascrisse in tedesco il suo “Stabat Mater”, e Rousseau indicò l’intermezzo “La Serva Padrona” come il riferimento stilistico per il teatro musicale della Francia illuminista. Pergolesi fu compositore, violinista, organista, tutto in una vita brevissima, una meteora nel panorama musicale italiano della prima metà del Settecento.
E la sua vita non fu solo breve, ma anche povera, un’esistenza umile sin dalla nascita, assillato dai debiti e minato nella salute, lontano dalla famiglia e da ogni affetto prima per motivi prima di studio e poi professionali, per poi finire i suoi giorni in solitudine in un convento a soli 26 anni. Una biografia che invita al mito, e infatti per decenni le storie su di lui sono state vaghe e con poche verità, dato che il modello del compositore prematuramente scomparso ha ispirato musicisti e poeti romantici tralasciando quello che fu il suo vero pregio: l’inaugurazione di un genere nuovo, l’opera buffa, la stessa che più in avanti avrebbe avuto massima espressione in Mozart, Paisiello, Cimarosa e Rossini.
Contemporaneo in età adulta di Pergolesi, ma più vecchio come nascita, troviamo George Friedrich Handel, nato a Halle, città della Sassonia Superiore, nel 1685 (o forse nel 1684).
Il padre non condivideva affatto la passione del giovane figliolo per la musica e voleva che il ragazzo prendesse tutt’altra strada: la madre e la zia invece l’assecondarono, e nascosero un clavicordo in soffitta dove già a cinque anni il piccolo George poteva esercitarsi di notte al lume di candela senza essere sentito né visto (il ritratto Il piccolo Handel dipinto da Dicksee, rappresenta la famiglia Handel che, svegliata una notte da alcuni rumori, scopre il piccolo George che si esercita diligentemente al clavicordo).
Handel a 11 anni compose le “Sei sonate o Trii per 2 oboi e basso continuo” HWV 380-385, composizioni sulle quali si ravvisano chiaramente i primi tentativi di contrappunto a tre parti, una tecnica che sappiamo fu per lui la base per quasi tutte le sue composizioni, in particolare per quelle vocali. Si tratta di sonate ingegnosamente elaborate per un ragazzo così giovane, chiunque le legga non può che rimanere colpito dalla ricchezza del fraseggio, dalla spavalderia dell’invenzione e dalla spregiudicatezza dell’uso del contrappunto.
Pochi passi in avanti nella storia e troviamo il piccolo Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), senz’altro il più famoso bambino prodigio della storia della musica, sul quale le leggende, i miti, gli scritti e i ritratti sono generose di notizie delle più disparate.
La storia della sua vita è ben nota: nato in una famiglia di musicisti, seguito assiduamente negli studi dal padre Leopold ed ammirato come nessun altro presso le corti europee da re ed imperatori, Mozart si esibì per la prima volta presso la corte di Monaco di Baviera quando aveva solo 6 anni e quasi non arrivava alla tastiera del clavicembalo.
La sua infanzia fu una musica continua, tournée in giro per l’Europa, composizioni perfette uscite dalla sua sensibilità di bambino che nulla mai ebbero da invidiare a quelle dei suoi contemporanei adulti e professionisti, ad iniziare da semplici sonate per clavicembalo fino alle opere “La finta semplice”, composta all’età di 12 anni, e “Mitridate, re del Ponto”, scritta quando ne aveva 14 per il governatore della Lombardia, Giuseppe Firmian.
Nella vita adulta le gioie della musica furono le uniche che lo accompagnarono, egli era troppo moderno e piuttosto rivoluzionario per l’epoca in cui viveva, la sua morte prematura ed inattesa – 35 anni - è stata per decenni fonte di leggende e storie lugubri, ed è tutt’oggi motivo di riflessione.
L’Ottocento romantico abbonda di storie sui bambini prodigio, e senz’altro sappiamo attendibili quelle su Niccolò Paganini, l’”uomo-violino” più famoso del mondo. Certo la sua infanzia non fu fra le più serene, sappiamo che il padre lo costringeva sin dall’età di 4 anni ad uno studio del violino con una feroce severità ed una meticolosità unica, sistemi intransigenti e piuttosto crudeli che però portarono presto il ragazzino in possesso di una tecnica straordinaria, tanto da risultare sconcertante.
Da qui inizia l’avventura della musica per il giovane Niccolò, nonché la pletora senza fine di leggende sulla sua vita, a volte mistica a volte demoniaca, un continuo andare e venire sul suo personaggio quasi da far pensare ad un fantasma, un musicista malato e solitario, ammantato di nero e dallo sguardo stregato, in grado di coinvolgere con la sua musica le platee di tutto il mondo lasciando letteralmente di stucco ogni ascoltatore. Le sue mani dalle dita lunghe e quasi “slegate “ fra loro erano in grado di eseguire passaggi difficilissimi, tanto che alcuni dei suoi “24 Capricci” sono eseguibili ancora oggi solo dai più grandi violinisti del mondo.
Nella Germania ricca di leggende ed affascinanti miti nordici si fa sentire prepotente la voce di Richard Wagner (1813-1883), anche lui ragazzo prodigio e non solo nel campo della musica. Infatti Wagner fu prima di tutto un poeta drammatico, con un istinto poetico di natura assolutamente speciale, perché la parola ed il suono gli erano necessari per ogni sua creazione, e le due cose raggiungevano uguale importanza per l’espressione completa della sua concezione poetica.
Da bambino quello che lo appassionò di più fu senz’altro la poesia epica e drammatica; aveva infatti più o meno quindici anni quando scrisse una tragedia di straordinarie proporzioni, un lavoro che gli costò due anni di fatica.
Wagner non venne al mondo col talento dei bambini prodigio che fanno musica prima ancora di sapere leggere e scrivere, ma il suo genio musicale si svegliò solo col sentire il profumo primaverile della poesia. D’altra parte, egli non concepiva mai un poema come un mero libretto destinato ad un’opera musicale, bensì come una tragedia declamata, e - nel caso di un suo poema - solamente avendolo concluso si accorgeva che esso esigeva il concorso della musica per essere perfetto.
La prima nota caratteristica del genio wagneriano e, dunque, quella di essere poeta e musicista nello stesso tempo, e la realizzazione di questo non fu frutto di uno studio specifico, egli nacque con tale dono divino che lo contraddistinse.
Quasi contemporaneamente troviamo Georges Bizet (1838-1875), uno fra i più grandi musicisti francesi dell’800, un artista i cui accenti musicali arditi ed armonicamente moderni accentuarono i caratteri passionali del romanticismo musicale fino all’incredibile anticipando la cruda realtà del verismo teatrale.
Anche Bizet fu fanciullo prodigio. Le sue innate doti si svelarono a soli 4 anni, quando, con una rapidità portentosa, egli imparò a leggere le note musicali prima ancora delle lettere dell’alfabeto, quando ad otto anni stupì tutti eseguendo a memoria degli studi per pianoforte solo avendoli ascoltati, e poi quando fu ammesso a frequentare le lezioni al Conservatorio di Parigi con un anno di anticipo – nove anni – rispetto all’età di ammissione. Bizet si dedicò al teatro, la sua musica fortemente passionale rispecchia in pieno il suo carattere romantico, il suo entusiasmo nei confronti della vita, che purtroppo non fu né lunga né gloriosa, ma sempre intensamente vissuta fino all’ultimo respiro.
Ultimo di questa breve rassegna – ma solo per motivi cronologici – troviamo Claude Debussy (1862-1918), colui che è considerato l’iniziatore della musica moderna.
Debussy nacque a Saint Germain nel 1862, e nel 1869 iniziò lo studio del pianoforte conseguendo presto sorprendenti risultati. Un altro bambino prodigio, quindi. Ma il suo genio non si fermò al virtuosismo pianistico né al successo di pubblico, la sua strada nella musica ebbe una grande svolta, ed ancora il mondo della musica gliene è debitore.
A Parigi, verso la fine dell'Ottocento, si creò un clima artistico molto vivace e innovativo, al di fuori o dichiaratamente contro le istituzioni accademiche e le mostre o i concerti da esse organizzati. I gruppi più famosi in questo rinnovamento furono quelli dei pittori impressionisti e dei poeti e pittori simbolisti. I primi vollero indagare la realtà partendo da un contatto diretto con essa, senza la mediazione delle vecchie regole del disegno, del chiaroscuro e del colore; i secondi, convinti che della realtà non si potesse cogliere se non la superficie, vollero esprimerla con un’idea simbolica, con un riferimento fantastico che ne richiamasse il significato.
Un atteggiamento molto simile tenne nella musica un gruppo di compositori decisi ad affossare i residui di un Romanticismo di maniera, per ritornare alla musica pura, svestita delle complicazioni sentimentali, degli ideali patriottici ora divenuti pericolosamente nazionalistici, una musica ridotta alla semplicità dei suoi valori immediati che stanno nei singoli suoni e nei loro rapporti. Fra essi, più mordace e distruttivo fu Erik Satie, più costante e sistematico, per quanto possibile, Claude Debussy.
Il movimento musicale dell’Impressionismo – di cui Debussy fu il caposcuola - fu fondamentale per la ricerca e l’attuazione di nuove regole armoniche, lo sconcerto che esso provocò nel mondo di allora fu immenso, ma lo stesso fu il suo valore.
Naturalmente la lista dei bambini prodigio non si esaurisce qui. Ancora degni di menzione sono Ludwig van Beethoven, pianista e concertista dai dieci anni di età, Gioacchino Rossini, già fanciullo cantore con una bellissima voce di soprano e precocissimo compositore di opere, Charles Camille Saint-Saens, che scrisse il suo primo brano di musica a cinque anni e diede il primo concerto a undici, e Richard Strauss compositore d’immensa statura e modernità, considerato un bambino prodigio alla stessa stregua del grande Mozart.
Roma, 12 dicembre 2007
|
|
|
• Antropologia
• Archivio
•
Arte e cultura
•
Consumatori
•
Diritto
•
Etica
•
Eventi
•
Lavoro
•
Libri
•
Medicina
□
Influenza aviaria
□ Colposcopia
Microcolposcopia
□ Dermatologia
□
Oncologia
Dermatologica -Mosh Micrographic Surgery
□
Ginecologia
□
Oncologia
□
Senologia
□
Sterilità
□
Teletermografia
□ Venereologia
-Malattie Sessualmente Trasmesse
•
Modificazioni
Etniche dei Genitali compresa l'infibulazione
•
Nucleare
Radioprotezione
• Parchi
• Scienzaonline
• Sessuologia
• Shoah • Terremoti
Tsunami
Link
partner
Medicina
venereologia.it
colposcopia.net
microcolposcopia.it
neonatologia.org teletermografia.it
Scienza
scienzaonline
paleofox.com
dinosauriweb
Progetti Umanitari: Aiutiamoli
iismas.it
progettorwanda.it
Varie
segnalazioni.blogspot
ciaowebroma.it

Gli articoli con le Foto più
interessanti e gli
SFONDI PER IL VOSTRO DESKTOP
I video
Le
vostre e-mail

STATISTICHE
Al 2 maggio 2005 abbiamo avuto più di
800.000 contatti di cui 226.760
nel solo mese di aprile
|